lunedì 10 ottobre 2011

parole da Ruth Lisa Schechter

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introduzione del volume Voices from Odissey, la raccolta delle poesie scritte dai pazienti dell' Odissey Institute of New York


durante le sessioni di  poetry-therapy, emergono nuove poesie al centro della vita scritte dai pazienti dell'Odissey, uomini e donne di età compresa tra i 15 e i 25 anni, di ogni etnia e livello sociale, che non avevano mai scritto prima.


La selezione di poesie contenute in questo librettio è stata effettuata tra centinaia di poesie.
l'ineffabile è incoraggiato al fine di far scattare la luce verso l'autoconsapevolezza.


Le linee-guida flessibili incoraggiano le più grandi emozioni universali come l'amore, la morte, la nascita e la solitudine. La scrittura spontanea di sentimenti nascosti e il linguaggio sono incoraggiati.
Idee sulla scoperta di sè sono ascoltate in modo diverso. I pazienti ascoltano attentamente le poesie degli altri mostrando preoccupazione, offrendo aiuto e interesse.
Il dialogo interiore è condiviso. l'immaginazione, ,le idee e il linguaggio si espandono. Le poesie nate da libere associazioni nascono spontaneamente da oggetti materiali. Il potere di guarire della poesia illumina con manifesta sincerità.




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introduzione a Poetry Therapy 


Il linguaggio della poesia contemporanea ha spesso un valore di shock. L'immediatezza del suo linguaggio diretto e intenso e delle sue immagini è molto potente quando si scrive sinceramente dal profondo. Esso risveglia e scuote il sé anestetizzato o dallo stato alienato di donne dipendenti dalle droghe. Ho trovato che rispondevano e identificavano più prontamente il linguaggio poetico  piuttosto che quello esoterico o intellettuale.[...].
Il mio scopo era quello di offrire la Poetry Therapy come una terapia energetica, una consulenza aggiuntiva legata alla psicoterapia che avrebbe potuto accelerare il processo di guarigione stimolando la consapevolezza di sé e l'espressione creativa. Il mio metodo includeva l'uso di poesie contemporanee  selezionate e di rilevanza. Ho cercato di incoraggiare i pazienti a scrivere dei loro sentimenti nascosti nelle loro poesie, dalle quali avrebbero potuto  essere esaminate in gruppo le esperienze dolorose, la rabbia, l'autocommiserazione. Facendo ciò i pazienti avrebbero  potuto iniziare ad apprezzare il linguaggio, arrivando alla verbalizzazione a alla comunicazione sincera.
Al Maybon-Odissey la maggior parte dei pazienti erano madri. Poche delle donne avevano potuto scegliere o pianificare le loro gravidanze. Alcuni bambini abitavano con le madri al Maybon, altri erano stati affidati a case adottive da qualche altra parte, dato che le madri erano state giudicate come inadatte.
Inoltre i bambini erano nati il più delle volte dipendenti dalle droghe e etichettati come "bambini tossici". Problemi di colpa erano saldi in queste donne. Alcune avevano provato a suicidarsi, avevano esperienze di carcere o erano passate attraverso il trauma dell'aborto. Alcune avevano sperimentato lo stupro e l'incesto. E come pensato questo non era abbastanza, ognuna di loro aveva assorbito ed era stata oppressa da valori sociali sessisti che erano serviti a danneggiare la sensibilità e la crescita.
Storicamente le donne sono indottrinate in modo sottile  per essere sottomesse al padre, fratello, marito, impiegato, amante o magnaccia. I testi cantati dalle donne nell'opera, nel jazz e nel blues sono spesso autocommiserevoli e tristi. Prendiamo una donna nera nata in una società razzista, entra in quella società con un doppio legame. Se non è stata violentata lungo la strada , diventa vittima di uno stupro psicologico influenzata dai ruoli delle donne nei film famosi, in tv [...]


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Sempre parlando di queste donne, Ruth Lisa Schechter scrive


[...] La dipendenza dalle droghe è un altro tipo di inferno. Quindi lei porta tutto questo e in più questo inferno.
La dipendenza la sfrutta e la degrada fino al punto di renderla viva per metà, come se fosse un robot cieco, sordo e muto danneggiando le possibilità di autoanalisi e di crescita.[...].
Le differenze socio-economiche e regionali tra le donne sono importanti e il terapeuta deve essere sensibile a esse. All'apertura di una sessione ho trovato utile chiedere "da dove vieni?" e "com'è in quella città?" oppure "è la tua prima visita a New York?". Questo scambio sociale aggiungeva interesse, in aggiunta come aiuto per aiutare il gruppo e me a capirsi di più.
Siccome la dipendenza tra le donne è esistita all'interno di una particolare subcultura di strada, completa di un linguaggio proprio, i terapeuti devono impararlo a volte usandolo mentre presentano altri linguaggi e suggerendo nuovi modi di esaminare "la parola" che può far scattare la luce aggiungendo nuove idee alla scoperta di sé. I pazienti saranno smaniosi di insegnare al terapeuta che potrebbe chiedere "cosa significa "off the wall?" o "red-crossing", "flagging" o "stuffling"?". In questo modo i pazienti inizieranno a chiedere al terapeuta il significato di parole che non capiscono. In questo modo viene a crearsi automaticamente una buona atmosfera di scambio libero e fiducia.
La mia prima impressione è stata che le donne del mio gruppo fossero le più depresse che avessi mai incontrato. Vivendo in una struttura enorme, isolate sull'isola di Wards, molte si muovevano in una trance sonnambolica, traumatizzate dall'esplosione di bombe, murate fuori, espulse, spente e disorientate. Le età andavano dai 22 ai 35 anni. Il loro tempo di attenzione era molto corto a causa di una stanchezza fisica e psicologica. Alcune erano state mandate dai tribunali, alcune da altre strutture e altre erano entrate volontariamente dopo molte overdose. Cinismo e mancanza di fiducia erano evidenti. Nonostante la loro andatura fosse trascinata, esse assumevano  posizioni seducenti quando appariva un uomo. In generale le persone dipendenti possono essere estremamente manipolative e ingegnose abbastanza per dare risposte imparate a memoria a ore di colloquio con professionisti. Queste donne erano passate attraverso esperienze difficili. Non credevano e non accettavano facilmente aiuto. Erano state prodotte per morire piuttosto che per vivere. La sfida che mi stava davanti sembrava immensa.







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